Mi chiamo Anna Botzios, sono nata a Roma da padre greco e madre italiana. Ho iniziato a ballare da bambina durante i Panighiria (feste che si svolgono prevalentemente in estate) in un piccolo gruppo di danze tradizionali nella regione di Thesprotia, in Epiro, luogo d'origine della mia famiglia. Ho continuato con la frequentazione di scuole di ballo tradizionale in Grecia e di seminari in Grecia ed Europa.
Di formazione sono antropologa e come tale, dopo un periodo dedicato allo studio teorico e pratico fra gli Indiani d’America, ho spostato il mio interesse verso le tradizioni popolari, ed in particolare le danze greche. Ho avuto la fortuna di vincere per due anni di seguito una borsa di studio del Ministero degli Affari Esteri, con la quale ho potuto approfondire lo studio delle danze greche ed in particolare delle danze nei Panighiria. |
Come antropologa, quindi, sono partita dall'interrogativo che ogni antropologo si pone a proposito delle società studiate, e cioè: in che modo l’individuo vive e trasmette la propria cultura? Per la risposta mi sono ispirata alla teoria di Marcel Mauss, un antropologo francese vissuto tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900. Egli, nel corso dei suoi studi, si spinse verso la ricerca di elementi del sociale, che chiamò “fatti sociali totali”, poiché coinvolgono, nel loro accadere, la pluralità complessiva dei livelli sociali. Una delle espressioni e un modo di vivere la cultura che in Grecia può essere considerato un fatto sociale totale, è proprio la festa.
Alkis Raftis, direttore della scuola di danze “Dora Stratou” di Atene, nel suo libro sulle danze greche scrive: “la festa patronale del paese influenza simultaneamente tutti i campi della vita: religioso, familiare, sociale, professionale, personale e persino politico”, e, riferendosi alla danza la definisce “una scena in cui si rappresenta la storia del paese”. |